domenica 13 marzo 2011

Happiness per il Giappone

Yemira era rimasta al porto e avrebbe provato il suo bikini nelle giornate seguenti, quando il sole sarebbe tornato a far compagnia a quelle terre sperdute in fondo al continente europeo.
Sonador prese il primo mezzo possibile la mattina seguente, un treno con la testa affusolata con cui si trasferì a Siviglia. Qui, trovò posto nel primo ostello che gli capitò sotto mano e fece conoscenza con Claudia. Era una ragazza sulla trentina, trapiantata da Venezia in quella città da qualche anno e già molto esperta delle usanze del luogo. Ad esempio non si alzava mai prima delle otto e di questo si accorse El Sonador la mattina seguente, quando si mise in testa di prendere una bici a nolo.
Il banco noleggi era vuoto, così decise di lasciare un biglietto con il suo nome, un grosso sorriso col pizzetto disegnato e un pezzo da 5 infilato al biglietto con un fermaglio. Prese la chiavetta col numero 27 e prelevò il mezzo dal deposito senza badare a inutili preziosismi. Tempo due minuti e la città era già alle sue ruote, sfrigolante di pietra umida e pozzanghere rimaste dalla notte precedente. Ora però si scorgeva una luce positiva in fondo ai viali e Sonador accettò di buon grado la proposta che si era fatto da solo di attraversare la città qualunque tempo ci fosse stato e il destino gli sembrava favorevole. Scese fino a oltre il Guadalquivir varcando il ponte ed entrò nel quartiere di Triana. Una volta giunto sulla sponda opposta, si fermò a guardare indietro e osservò il sole ingiallire le facciate delle case che prendevano lo stesso colore dei cornicioni e della terra battuta che seguiva il bordo del fiume.
Non c'era granché da dire, Siviglia era proprio il cuore della Spagna. Rossa come le gesta dei toreri, gialla come il sole che la opprimeva d'estate e come, in ogni stagione, lo era la sua terra.
Batté la zona a rilento, lanciando sguardi nelle vie che si raggomitolavano strette e cercò di scoprirne i particolari. Poi, da uno dei vicoli, comparvero prima le ruote e poi il resto di un lungo telaio di bici, cavalcato da un essere grazioso e pressoché maschile. Si trattava di Massato, un ragazzo esile e ben vestito, dalla folta capigliatura nera e liscia. A tutti gli effetti giapponese.
Due cuffie enormi sulle orecchie gli avevano impedito di recepire il rumore della pedalata che veniva dall'angolo opposto. Così, come due mosconi poco propensi all'equilibrio, M. e Sonador si unirono in un tonfo unico, sconquassando il silenzio di quel vicolo ancora senza anime a prima mattina con un grosso “Ohi!”. M. finì al tappeto raschiandosi un braccio, mentre Pablo subì il danno minore a differenza della sua bici che mostrava vistosi segni sulla carrozzeria. Ebbero un bel da fare a ricomporsi, poi però, una volta tornati interi sulle bici che bene o male non avevano subito danni funzionali, si presentarono scoprendo di far parte della stessa banda dell'ostello.
Il ragazzo del Sol Levante mantenne una calma assoluta e, badando minimamente al braccio, si spolverò alla meglio i vestiti. Verificò il funzionamento dell'ipod che ancora pompava musica techno attraverso le cuffie. Ascolto solo questa, disse in un gergo tutto suo poi tradotto in inglese. E dunque non erano i finti gruppetti di rock o le popstar dell'osannato UK a soddisfare le voglie musicali della gioventù d'oriente. Bensì la Techno. Il muscoloso battito ventrale di spavaldi mietitori di dischi dagli occhi a mandorla e dannatamente prosperi di idee. Avevano alterato le sinfonie tradizionali delle geishe ornandole di elettro scratch e rendendo il suono cupo a colpi di frenetici tamburi. Ciò che ne era derivato rimbombava ora nelle orecchie di Sonador che si attanagliava nei vicoli molleggiando sulla bici al ritmo di quella incalzante frenesia made in Japan, incredibilmente impulsiva.
Giunsero all'ostello con un po' di sudore a lubrificar loro le articolazioni e con una sete da ricordare. Claudia aprì la porta e si fece avanti per congratularsi con Sonador: Hai fatto benone - gli disse - ad anticiparmi. Se aspettavi me! E grazie per il biglietto! Si sedette nel piccolo salotto insieme ai due improvvisati ciclisti e diede una boccetta di disinfettante a Massato che si passò solo un paio di tastate di cotone sulla pelle raschiata, tirando appena le labbra per il bruciore. Poi, impassibile come un maestro di kung fu, si rialzò e andò a sistemare la bici nel deposito, mentre Sonador rimase con le labbra incollate alla cannuccia a fissare la ragazza. Era simpatica quella Claudia, pensò mentre lei si era già messa all'opera a registrare due nuovi arrivati. Lui alto e filiforme con una buffa giacca marrone con le toppe ai gomiti, lei biondissima, paffuta e intrigante come la Scarlett dei film. Due nuovi ospiti della stessa locanda, venuti dalla lontana Australia.
Claudia li aveva registrati.
Claudia dialogava in un perfetto inglese, mentre il maschio tra i due proponeva un inglese piuttosto masticato come quello che si sente di solito nelle commedie, recitato però dagli americani.
Claudia li aveva istruiti sulle bellezze artistiche del luogo.
Claudia li aveva caldamente invitati a unirsi alla paellata serale.
Claudia.
Claudia ci sapeva fare. Questo era fuor di dubbio e negli intermezzi con cui si lavorava i ragazzi novelli che continuavano ad affluire chissà per quale motivo tutti in quell'ostello da minuti e minuti, alzava lo sguardo. E forse voleva incrociare proprio il suo, quello del Sonador che la stava a studiare da una certa distanza.
Distanza che non fu mai ridotta, perché di lì a poco il terremoto giapponese avrebbe aperto un vuoto di panico anche da loro. La cosa strepitosa degli ostelli è che vi puoi trovare tutto il mondo possibile, coalizzato in un'unica grande comunità senza grosse pretese nel bene e nel male.
La stessa cosa che ti fa vivere in prima persona tragedie anche di questo livello, come se diventassero tue perché appartengono a tutti.
Alla notizia delle scosse, due ragazze americane persero il controllo. Una di loro ansimava e si procurò un telefono per contattare la sorella atterrata da poco in quel di Tokyo.
Massa non si vide per un po' dopo che la notizia lo aveva colto mentre era seduto alla sua postazione internet. Quando ricomparve, non sembrava avere perso la calma, ma la sua voce incredibilmente divertita anche nel momento dello scontro con la bici di Pablo aveva preso un tono del tutto serio, molto più adulto, almeno di dieci anni.
Gli australiani non fecero nemmeno in tempo ad aprire le borse: ripartirono nel pomeriggio, non se ne capì il motivo ma certo era legato a quella catastrofe. Claudia non cancellò i loro nomi dalla lista paella. Andò allo stereo e caricò un disco reggae, mentre le luci nella saletta relax pulsavano colorate riportando in quel piccolo spazio, per quanto possibile, un filtro di happiness.

2 commenti:

  1. Ciao Paolo!
    Devi perdonarmi, ma questo è (per fortuna! :D) un periodo di rinnovata superattività editoriale (non faccio anticipazioni, solo scongiuri...) in cui o non vado per blog o ci vado dedicando pochi secondi a ogni amico... Le tue storie ne necessitano e ne meritano di più... vedrò di rimediare retroattivamente più avanti nel tempo... Intanto ti ho messo nel blogroll, sperando di incuriosire e dirottare qui qualche nuovo lettore.
    A proposito di curiosità, una cosa però te la chiedo subito: queste tue storie di viaggi spagnoli, sono
    1 un viaggio che stai facendo, in presa diretta
    2 un viaggio che hai fatto
    3 un viaggio immaginario?
    Ciao! Un grande abbraccio!

    RispondiElimina
  2. Hola Nick, ehi che bello risentirti qui :) Grazie per l'inserimento, mi piacerebbe condividere il più possibile del viaggio che sto realmente facendo in terra spagnola. Tempo fa mi era venuto in mente di lasciarne traccia mediante un blog immaginario e così una sera ho dato il via iniziando da alcune premesse, quando ancora non ero partito. Ora che sono qui, le storie che cerco di raccontare hanno come protagonista Sonador che sarei io diciamo al 50% o comunque corrispondono più o meno al 50, anzi direi dal 30 al 50%, rispetto a quanto sta veramente accadendo. Mica sono il tipo da buttarmi capo e collo in cotali avventure? O forse sì? ;-) Un abrazo e mucha mierda per le tue creazioni!

    RispondiElimina