venerdì 11 febbraio 2011

Premesse: SALAMANCA

Era ampia, tondeggiante eppure non sapeva di mare. Sapeva di battaglie.
Ma era solo un sentore, perché la conchiglia era divenuta nel tempo anche simbolo religioso. Così gli avevano insegnato. Dai cavalieri ai monaci, fino ai viandanti anche molto moderni. Gli stessi che percorrono il cammino per Compostela, gli avevano detto, accompagnati proprio da quel vessillo.
- Anche a Salamanca la “concha” mantiene un richiamo religioso e ricopre la facciata della biblioteca - gli avevano illustrato i documentari.
Come ci fosse finita laggiù in quella terra, Pablo non lo sapeva. Il guscio che aveva per le mani era di capasanta e lo riconduceva all’ordine di Santiago. Gli stessi cavalieri, divenuti in seguito pellegrini che la pensavano come Agostino. Nessun vincolo di castità, eppure forte voto di povertà e obbedienza.
Il nostro cavaliere non porterà molto con sé in quelle terre, in giro si racconta. Quel poco che conterà nel suo zaino sarà il solo necessario. Obbediente al suo passo, alla sua strada.
Sonador prese la concha e la tenne in mano per un po’, guardandola ancora un po’ sospettoso.
- E’ quasi d’avorio - si disse, mentre lo specchio della sua camera comoda era in fissa su di lui, - e sembra ancora molto vitale.
La provò, infilò il collo fra i lembi della corda e per qualche secondo la concha gli penzolò sul petto, come una specie di campanaccio. Ne rimase piuttosto deluso.
Decise che il massimo che avrebbe fatto con quel vessillo al collo era un giro vorticoso tra le sue spire. Si immaginò viandante con il ciondolo del cammino sul petto, una capasanta di luce capace di dargli un quadro più chiaro del proprio futuro, dei suoi giorni a venire.
- Ma quaggiù, - rifletté - è ancora tutto piuttosto scuro e freddo.
Laggiù dove si trovava era ancora la base, ancora l’Italia, la stessa che da giorni/mesi/anni stava colando a picco e la sua piccola esistenza non stava granché a galla, pensò. Laggiù era ancora inverno.
Davanti a quello specchio quasi lussuoso, nell’ermetica stanza in cui si trovava, Pablo poteva solo e soltanto immaginare.
Ripose il suo guscio nella piccola sacca.
- Non lo porterò con me - disse senza esitazione.
Come se avesse risolto un caso, aveva scoperto che a lui non servivano oggetti per quel viaggio, nemmeno simbolici.
Gli bastò prendere nota del suo significato.
Povertà come leggerezza, spazio per riempire lo zaino. E obbedienza solo al suo spirito, libero di vagabondare.

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